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Francesca Danese inizia a dipingere ad acrilico da autodidatta; segue poi un corso di acquarello e china giapponese con Francesca Martinelli: da quel momento si dedica principalmente all'acquarello. Nel frattempo, segue le lezioni di pittura ad olio di Livio Možina.

Nuovamente con Francesca Martinelli, frequenta un laboratorio di disegno a grafite e foglia d'oro e un corso di ritratto e autoritratto.

Ha partecipato a mostre collettive a Trieste, Gorizia, Udine, Treviso, Venezia, Firenze, Bologna, Shanghai.
A Trieste e a Monfalcone ha realizzato la mostra personale LiquidGuitar, nell'ambito dell'omonimo progetto di natura sinestesica, in collaborazione con il musicista e chitarrista Sergio Giangaspero. Il suo modo di esprimersi a livello pittorico è influenzato dagli studi scientifici e dal suo amore per la musica.

PRESENTAZIONE CRITICA A CURA DEL DOTT. FRANCO ROSSO

Acqua, scienza e note

L’acqua, che è l’elemento dei colori acquarello; la chimica organica per dare forma a richiami, espressioni, risonanze; la musica, che è fenomeno liquido e in grado di per sé di suscitare la reazione del senso della vita. Francesca Danese fa riferimento a questi tre elementi (poi ci aggiunge l’intelligenza...) per dare forma ad una espressività creativa che fa suo il fenomeno sensoriale/percettivo della sinestesia che contamina più sensi nella percezione e che permette all’artista di dare voce a note e colori, e viceversa. L’esito è rappresentato da opere realizzate ad acquarello e china su carta, ascoltando e traendo ispirazione dalle composizioni di Sergio Giangaspero, cultore della chitarra classica, metabolizzando sensazioni ed atmosfere di tipo visivo ed uditivo mentre le note si fanno segni e viceversa. La Danese sente e fa, sposta il pensiero sul foglio di carta in una atmosfera multisensoriale, ma non fa quadri: dipinge brani di vita. I soggetti dei quadri non sono delle immagini ma sono la visualizzazione di un flusso che è il frutto della gestualità che intende esprimere una emozione nel suo divenire attraverso frammenti grafici che si amalgamano magicamente. Ma l’arte va cercata nel turbamento dell’inconscio, tant’è che l’opera diventa la testimonianza di qualcosa di vissuto e allo stesso tempo ancora da vivere e ogni opera della Danese diventa un’entità organica, aprendosi alle varie associazioni intrinseche di ogni essere vivente: tanto da utilizzare nella visualizzazione riferimenti a formule chimiche, rimandi alla spirale del DNA, alle formule di risonanza del benzene. Ma la pittura rimane sempre un’operazione magica il cui significato può essere letto solo seguendo i codici di lettura della natura: un illimitato sistema di corrispondenze tra suoni, colori, forme, emozioni, memorie.

Francesca Danese sa che la scienza vede fino a un certo punto: è la poesia ad aprire gli occhi e a spostare in avanti la linea dell’orizzonte. E la poetica che caratterizza le sue opere accompagna il fruitore nel mondo della memoria e della natura, aiutandolo a riflettere sul senso del vedere attraverso un gioco di armonie multicolori ispirate dalla musica, nelle quali il ritmo e l’espressività delle note determinano l’atto di dipingere, creando un gioco di colori e di forme poetiche che si rivelano metafore di un dialogo interiore. Queste opere ci avvicinano alla sostanza organica della vita e a quella insondabile energia che muove ogni invisibile pagina del cosmo, immaginando un universo dove tutto è in relazione e ogni minimo frammento fa parte e concorre al tutto.

Quelli della Danese sono quadri in movimento, viaggi fatti con la mente, il messaggio di un radicale e mentale senso della libertà. /Franco Rosso

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